Pinocchio nei costumi di Massimo Cantini Parrini
di Marina Romiti
“L’ archivio per me è la partenza di tutto” Massimo Cantini Parrini I costumi del Film Pinocchio di Matteo Garrone
Un vestitino rosso, di tessuto vecchio trattato, con una gorgiera a lattuga aperta, per il burattino Pinocchio dalla fama planetaria: rosso il colore dell’audacia o dell’incoscienza, dell’incantamento per un pubblico di ogni età, così apprendiamo da Massimo Cantini Parrini, docente, ricercatore, collezionista, costumista. Ancor più incantevole nel il film Pinocchio di Matteo Garrone conferma la sua straordinaria creatività e a seguito delle collaborazioni ai film di Garrone Il Cunto de li cunti e Dogman, a fare dell’abito il personaggio.
Si intuisce la sapienza, costruita nel tempo con ingegno e passione, nella resa dei costumi: qui l’arte applicata trasforma il manufatto in protagonista.
E’ tale la cura dedicata ad ogni singolo personaggio che non sfugge allo spettatore come il costume abbia influenzato anche il testo al pari di una licenza poetica: trame su trame.
Dalla preziosa collezione di abiti e oggetti, formatasi negli anni con attenta cura e ricca di quattromila pezzi dal Seicento ad oggi, MCP trae continui spunti per la realizzazione dei costumi da realizzare per il suo lavoro.
La sceneggiatura è il supporto, insieme all’ambientazione storica, al “disegno” del regista e in successione il trucco e l’arredo completano l‘opera.
L’abito deve intonarsi ai colori della stanza o del luogo, il vestito armonizzarsi con l’arredo.
Il Gatto e la Volpe, nella loro eleganza volutamente sdrucita e scura come per la palandrana bisunta di Mangiafuoco esprimono il carattere fosco dei personaggi a contrasto con Medoro abbigliato con una livrea chiarissima, abito di gala del tardo Seicento e con una parrucca nello stile Re Sole.
E i burattini “ vestiti secondo i dettami di una commedia dell’arte talora medievale” ( dal catalogo Cristina Giorgetti) esprimono la loro poetica teatralità attraverso i suggestivi costumi da favola.
Insieme ai manichini che sfoggiano i vari costumi, collocati un poco più in alto rispetto all’osservatore per sorprenderci ad ogni sguardo, arricchisce la mostra la serie dei bozzetti preparatori, un’intera parete e due video, proiettati su grandi schermi e perciò godibilissimi, sul lavoro di Massimo per il film.
Non ci sorprende che la Lumaca, resa cosi flemmatica nel film debba la sua lentezza per lo sforzo di trascinarsi la chiocciola grande tanto da contenerla tutta, pur così maestosa nell’abbigliamento domestico da affezionata fantesca: un vecchia camicia ed una pellegrina corta.
E che dire della marsina napoleonica di Geppetto, come sappiamo costretto a venderla per acquistare l’abbecedario? Un pezzo ripreso dal costumista dal proprio archivio e così “antico” da giustificare l’affezione del povero legnaiolo tanto da mutare il ductus collodiano, Cantini Parrini carica di significati il gesto del padre, vestendolo con l’archetipo dell’eleganza maschile: la marsina settecentesca. Ma è ancora Geppetto, nel realizzare l’abito di Pinocchio che ci ricorda il precetto borghese:” ...tienilo a mente, non è il vestito bello che fa il signore ma è pittosto il vestito pulito”.
Dei costumi in mostra, 25 sono stati realizzati dalla Sartoria Tirelli, 5 dalla Sartoria Costumi d'Arte Peruzzi, 2 da Cospazio 26, mentre le parrucche da Rocchetti e Rocchetti.
Massimo Cantini Parrini è nato e si è formato a Firenze: dall'Istituto Statale d'Arte di Porta Romana, al Polimoda, fino alla Laurea in Cultura e Stilismo della moda presso l'Università di Firenze. Nel corso degli studi accademici vince il concorso al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, diventando allievo nel corso di costume del premio
Oscar Piero Tosi. Il suo esordio nel cinema è come assistente costumista accanto al premio Oscar Gabriella Pescucci, suo collaboratore per oltre dieci anni. Ha avuto tre David di Donatello consecutivi (2016-2018) e numerosi premi e riconoscimenti
Pinocchio nei costumi di Massimo Cantini Perrini dal film di Matteo Garrone mostra a cura di Daniela Degl’innocenti
Prato, Museo del Tessuto, 21.12.2019 - 22.03. 2020